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Il Diritto alla Riparazione in Europa: Una Conversazione con i Leader della Coalizione Europea

Il Diritto alla Riparazione in Europa: Una Conversazione con i Leader della Coalizione Europea

Bentornati a tutti gli appassionati del mondo della riparazione DGTALE! Questa è la prima puntata di DGTALE Repair News , il podcast creato da riparatori per riparatori, in cui Andrea Lucarelli ei suoi co-host Gian Luca Carissimi e Anessio Puglioli ci guideranno in una doppia intervista esclusiva con due importanti membri del Right to Repair Movement in Europa. Nella puntata di oggi, un ospite è collegato direttamente da Bruxelles, portando con sé nuove prospettive e informazioni vitali per la comunità europea della riparazione.

Gli Ospiti di Oggi: Nicolas Dennis e Cristina Ganapini

Andrea presenta gli ospiti: Nicolas Dennis e Cristina Ganapini, entrambi figure chiave nella coalizione europea per il Diritto alla Riparazione. La prima a prendere la parola è Cristina, che da Bruxelles coordina una campagna a sostegno della riparazione come diritto fondamentale per tutti i cittadini europei. Cristina ci spiega come la sua passione per questo tema sia nata attraverso il suo lavoro in affari europei, concentrandosi su questioni ambientali che spesso rimangono nell'ombra.

La Minaccia del Deep Sea Mining e la Connessione con il Diritto alla Riparazione

Cristina racconta come il suo percorso l'abbia portata a occuparsi inizialmente di deep sea mining , un'attività estremamente controversa che prevede l'estrazione di materiali dai fondali marini. Questo processo minaccia seriamente la biodiversità marina e rischia di causare danni irreversibili agli ecosistemi oceanici. Il problema del deep sea mining è strettamente connesso alla cultura dell'usa e getta : il nostro modello economico, basato sul consumo rapido e sull'estrazione continua di risorse, sta portando all'esaurimento delle materie prime sulla terra, spingendoci a cercarle perfino negli abissi oceanici. Questa pratica è sintomatica di una grave crisi ambientale, che la coalizione vuole affrontare con strategie basate sull'economia circolare.

Economia Circolare e Diritto alla Riparazione

Nel suo ruolo di coordinatrice della coalizione, Cristina spiega che il diritto alla riparazione è un componente essenziale della gerarchia europea dei rifiuti. L'idea di fondo è che ridurre il consumo di risorse e la produzione di rifiuti può essere più efficace quando si punta su strategie di riuso e riparazione, piuttosto che esclusivamente sul riciclo. Sebbene il riciclo rappresenti un passo avanti, non consente di preservare il valore intrinseco dei materiali e dei prodotti come fanno invece il riuso e la riparazione, che permettono di allungare la vita degli oggetti e mantenere al meglio la loro funzionalità.

Un Movimento Europeo con 170 Organizzazioni Membro

La coalizione per il diritto alla riparazione, coordinata da Cristina, conta oggi oltre 170 organizzazioni provenienti da 27 paesi europei, inclusi alcuni paesi al di fuori dell'Unione Europea. Lo scopo della coalizione è promuovere politiche che agevolino la riparazione e il riutilizzo dei prodotti, contrastando così il modello economico estrattivo e riducendo l'impatto ambientale. Questa unione di realtà locali e internazionali lavora per sensibilizzare le istituzioni e fare pressione affinché si adottino leggi più favorevoli alla riparazione.

Ostacoli alla riparazione: Design, Costo e Accessibilità dei Pezzi di Ricambio

La coalizione nasce dalla consapevolezza delle sfide quotidiane che riparatori e consumatori affrontano. Uno dei problemi principali è il design dei prodotti, che spesso rende complicato o impossibile disassemblarli. Inoltre, i pezzi di ricambio sono spesso costosi e difficili da ripetere, incoraggiando la riparazione. La coalizione cerca di influenzare il design e la produzione in modo che siano pensati per una maggiore riparabilità. In passato, diverse associazioni hanno cercato di convincere i produttori a rendere i prodotti più riparabili, ma senza grandi successi. La coalizione sta dunque lavorando affinché vengano adottate leggi che impongano la possibilità di riparazione come una caratteristica di base.

Il Sostegno al Podcast e alla Comunità dei Riparatori

In chiusura di questa prima parte, Andrea ei suoi co-host ricordano l'importanza del podcast come mezzo per sensibilizzare e diffondere conoscenza sul diritto alla riparazione. Le tre aziende dietro questo progetto—i corsi di riparazione di Gianluca, i servizi di iGroup Lab per la compravendita di display rotti per iPhone e il network digitale per l'acquisto e la vendita di iPhone usati—si autofinanziano per mantenere viva questa piattaforma di informazione.

L'importanza della riparazione e dell'economia circolare

Nell'ottica di promuovere un'economia più sostenibile e meno legata al consumo di risorse, si stanno sviluppando soluzioni alternative per allungare la vita dei prodotti tecnologici. Un esempio è il cosiddetto "design per la riparabilità", che spinge le aziende a creare dispositivi più facili da riparare, rendendo così possibile sostituire componenti specifici invece di dover acquistare nuovi prodotti. Questo approccio permette alle aziende di svincolare la loro offerta dalla continua produzione di nuovi dispositivi, limitando così l'impatto ambientale.

Fairphone: il caso olandese

Un esempio concreto è rappresentato da Fairphone , un'azienda di smartphone olandese che ha deciso di adottare un modello di business più sostenibile rispetto ai colossi del settore. Invece di presentare nuovi modelli ogni anno, Fairphone propone aggiornamenti modulari che consentono agli utenti di sostituire solo i componenti desiderati, come una fotocamera migliore, senza dover cambiare tutto il telefono. Questo approccio, oltre a ridurre i rifiuti elettronici, consente agli utenti di mantenere il proprio dispositivo per periodi più lunghi e di personalizzarlo in base alle proprie esigenze.

Tuttavia, questo tipo di approccio presenta ancora delle sfide tecniche. Ad esempio, una fotocamera più performante richiede anche un processore più potente, creando la necessità di aggiornare ulteriori componenti hardware. Questo problema potrebbe essere risolto solo con una vera modularità del prodotto, che consente la sostituzione di processori e schede madri, rendendo lo smartphone totalmente aggiornabile e prolungandone ulteriormente la vita utile.

Framework: il design modulare applicato ai laptop

Un altro esempio di azienda che ha implementato il design per la riparabilità è Framework , una compagnia statunitense specializzata in laptop modulari. Il fondatore di Framework, dopo anni di esperienza presso grandi aziende come Apple, ha compreso il potenziale di un design che permette la completa disassemblabilità dei dispositivi, rendendoli facilmente aggiornabili e riparabili. Questi laptop modulari sono progettati per durare più a lungo grazie alla possibilità di sostituire facilmente i componenti come la scheda madre o il processore.

Anche se il design modulare presenta dei limiti, siamo ancora molto lontani dal raggiungerli. Ad oggi, molti dispositivi vengono sostituiti molto prima della fine della loro vita utile, contribuendo alla crescente quantità di rifiuti elettronici.

Il ruolo della riparazione nel ridurre il divario digitale

La riparazione non solo aiuta a ridurre l'impatto ambientale ma rappresenta anche un'importante soluzione per il problema del divario digitale , ovvero la mancanza di accesso alle tecnologie digitali nelle fasce di popolazione più svantaggiate. Negli anni '90, ad esempio, molte persone iniziavano a recuperare e riparare computer per renderli accessibili a chi non poteva permettersi di acquistare nuovi dispositivi.

Nicolas Dennis , un esperto di informatica con una lunga esperienza nella comunità hacker, ha raccontato come il suo gruppo ha iniziato a recuperare computer usati e ripararli per offrirli a chi aveva bisogno. Inizialmente, il lavoro era svolto in modo volontario, di notte e con mezzi limitati, ma ben presto il progetto si è trasformato in un'attività organizzata, portando alla creazione di cooperativa dedicata alla riparazione e al ricondizionamento di dispositivi informatici.

La nascita di Reware e la promozione di un modello cooperativo

Nel 2013, dopo vari tentativi imprenditoriali, Dennis e il suo gruppo hanno fondato Reware , una cooperativa con sede a Roma che si occupa principalmente di ricondizionamento e riparazione di computer. La cooperativa segue un modello di gestione democratica e orizzontale, dove tutti i soci sono pagati lo stesso stipendio, indipendentemente dal ruolo ricoperto. Attualmente, Reware produce circa 5.000 computer ricondizionati ogni anno, scegliendo esclusivamente dispositivi di fascia professionale per la loro maggiore durata.

Reware ha anche aperto un laboratorio accessibile al pubblico per le riparazioni, svolgendo circa 1.200 interventi l'anno. La cooperativa si concentra esclusivamente su computer desktop e notebook, tralasciando altri dispositivi come stampanti, telefoni e tablet per garantire un elevato livello di specializzazione.

Il diritto alla riparazione: verso una legge italiana

In collaborazione con altre realtà europee, Reware ha contribuito alla creazione di una coalizione italiana che sta lavorando per promuovere una legge sul diritto alla riparazione . Questo progetto mira a replicare in Italia le normative adottate in paesi come Austria, Francia e Germania, dove vengono offerti incentivi economici per incoraggiare la riparazione di dispositivi elettronici.

La Sfida dei Costi di Riparazione e Ricambi nei dispositivi Android e Apple

Nel settore delle riparazioni di dispositivi, la disponibilità e il costo dei ricambi rappresentano un tema complesso, specialmente quando si confrontano dispositivi Apple e Android. Apple, per motivi commerciali, offre una maggiore disponibilità di ricambi, sebbene anche questi possano essere piuttosto costosi. Tuttavia, grazie a un'ampia gamma di qualità disponibile per i ricambi, i tecnici possono proporre opzioni che consentono ai clienti di risparmiare senza compromettere troppo la qualità.

Al contrario, nel mondo Android, la situazione è diversa: molti ricambi compatibili si rivelano poco affidabili, con il risultato che per riparare dispositivi come il Samsung A20, il cui valore di mercato può aggirarsi sui 130 euro, il costo del solo display può arrivare a 80 euro, rendendo la riparazione economicamente non conveniente. Questo problema evidenzia la difficoltà per i tecnici Android di offrire opzioni di riparazione economiche e di qualità, limitando le possibilità di scelta per i consumatori.

La Soglia del 30%: Un Ostacolo alla Riparazione

Uno studio condotto a livello europeo conferma che i consumatori medi tendono a evitare le riparazioni quando il costo supera il 30% del prezzo di acquisto del prodotto nuovo. Pertanto, la legislazione europea sta cercando di introdurre regolamenti che impongono un tetto al prezzo dei ricambi, che non dovrebbe superare il 30% del costo del prodotto nuovo. Questa misura è stata pensata per rendere la riparazione una scelta sostenibile, sia per i consumatori che per i riparatori, i quali devono poter pagare la manodopera e gestire le proprie attività in modo economicamente vantaggioso.

Al momento, la direttiva europea sul diritto alla riparazione include una menzione che obbliga i produttori a vendere ricambi a prezzi “ragionevoli”, senza però specificare una percentuale fissa. Il termine “ragionevole” viene definito come un prezzo che non incoraggia la riparazione, ma si lascia aperta l'interpretazione ai vari governi nazionali. Alcuni operatori del settore, tra cui diversi tecnici e piccole aziende, stanno lavorando per fare in modo che la legislazione nazionale in Italia sia più chiara e che si possa introdurre un fondo o un voucher per incentivare ulteriormente le riparazioni, rendendole accessibili anche in contesti dove altrimenti sarebbe troppo onerose.

La Cultura del Nuovo e la Sfida del Cambiamento

Accanto agli aspetti legali, si presenta un problema culturale: molte persone, in particolare le generazioni precedenti, sono abituate a considerare l'acquisto di prodotti nuovi come l'opzione migliore in termini di affidabilità. Questo atteggiamento è spesso alimentato dalle dinamiche consumistiche e capitalistiche, che spingono verso il nuovo piuttosto che verso il riuso. Le aziende di ricondizionamento stanno cercando di affrontare questa resistenza culturale ambientale, facendo emergere i vantaggi e sostenibili del riuso. Tuttavia, spesso i consumatori scelgono il ricondizionato principalmente per motivi economici, scoprendo solo successivamente i benefici ecologici associati a questo tipo di acquisti.

L'Evoluzione delle Generazioni: Boomers vs. Gen Z

Esaminando le tendenze generazionali, emerge un'interessante dicotomia tra le preferenze dei “boomer” e quelle delle generazioni più giovani, come la Gen Z. Se da una parte i più anziani mostrano spesso resistenza ai prodotti ricondizionati per ragioni di fiducia e abitudine, le nuove generazioni, nonostante siano bombardate dal marketing, si dimostrano più aperte alla sostenibilità. Infatti, molti giovani sono preoccupati per il cambiamento climatico e per il futuro del pianeta, spingendosi verso scelte di acquisto più consapevoli.

Questo cambiamento culturale potrebbe in futuro rappresentare un vantaggio per il settore dei ricondizionati, poiché sempre più giovani vedono il riuso come una scelta “cool” e di responsabilità verso l'ambiente. Tuttavia, il settore deve ancora superare una sfida importante: il prezzo dei ricambi originali deve essere ridotto affinché il ricondizionato possa rappresentare una scelta realmente competitiva rispetto al nuovo.

L'importanza della Compliance GSPR per il Ricondizionato

Nel settore del ricondizionamento, uno degli ostacoli principali è la conformità alle normative di sicurezza dei prodotti, in particolare il General Safety Product Requisiti (GSPR). Questa normativa obbliga i venditori a garantire che i loro prodotti siano sicuri per i consumatori, il che comprende l'assenza di sostanze chimiche pericolose e il rispetto degli standard che impediscono rischi di scosse elettriche o incidenti. Tuttavia, per chi opera nel settore del ricondizionamento, è spesso difficile garantire queste caratteristiche. Non avendo creato o progettato il prodotto originale, è complesso – se non impossibile – fornire certificazioni che rassicurino sulla sicurezza interna dei componenti. Questo fattore penalizza chi lavora nel ricondizionamento, che non può assicurare determinate caratteristiche senza il supporto diretto dei produttori originali.

La Resistenza delle Grandi Aziende e il Ruolo del Ricondizionatore

Le difficoltà non si limitano alla compliance. Esiste infatti una percezione, quasi una mentalità “da boomer”, come è stata definita, secondo cui il ricondizionamento viene visto come un'attività sleale rispetto al mercato del nuovo. Le grandi aziende, infatti, vedono spesso chi ripara o rigenera come un “concorrente sleale”, una piccola realtà che tenta di ritagliarsi fette di mercato che altrimenti sarebbero destinate a loro. Anche se alcune aziende sono più amichevoli nei confronti del settore, molte altre non lo sono, e ostacolano chi si occupa di riparazione o ricondizionamento.

La Questione Generazionale: Consapevolezza Ambientale e Sociale

Un altro tema che emerge è il cambio di mentalità tra le generazioni. La sensibilità verso l'ambiente è in aumento, e questa nuova coscienza si riflette anche nelle generazioni più giovani. Come raccontato, molti giovani scoprono a scuola che risorse come l'acqua non sono infinite, e questo li porta a una presa di coscienza ecologica, un senso di responsabilità nei confronti dell'uso delle risorse. Questa nuova mentalità si collega con i valori che le aziende di ricondizionamento promuovono, e cioè la sostenibilità ambientale e sociale.

L'Impatto Sociale del Ricondizionamento

Oltre al beneficio ambientale, il ricondizionamento genera un forte impatto sociale. Rispetto al riciclaggio, la riparazione e il ricondizionamento sono attività che richiedono molte ore di lavoro e competenze specifiche, creando occupazione locale e contribuendo al benessere economico del territorio. Avere un settore di riparazione e ricondizionamento sviluppato significa ridurre i trasporti e quindi l'impatto ambientale, oltre a migliorare la qualità del lavoro a livello locale.

Vantaggi per il Consumatore Finale

Il terzo aspetto rilevante è il vantaggio economico per il consumatore. Chi acquista un prodotto ricondizionato, infatti, ottiene una qualità superiore rispetto ai dispositivi economici del mercato del nuovo. Ad esempio, i computer ricondizionati professionali offrono spesso prestazioni migliori rispetto ai modelli più economici venduti nei grandi centri commerciali. Questo perché i prodotti ricondizionati di fascia professionale sono realizzati con materiali di qualità superiore e componenti resistenti, come le cerniere in metallo che durano molto di più rispetto a quelle in plastica dei laptop consumer.

Il Passaparola come Marketing Naturale

Uno degli elementi chiave per il successo delle aziende di ricondizionamento è il passaparola. In particolare, in città grandi come Roma, il passaparola funziona estremamente bene, poiché chi acquista un prodotto ricondizionato di qualità tende a consigliare questa scelta a parenti e amici. Questo sistema di marketing naturale permette alle aziende di ricondizionamento di costruire una reputazione solida senza dover investire molto in campagne pubblicitarie tradizionali.

Perché i Tecnici ei Riparatori Dovrebbero Sostenere la Coalizione per il Diritto alla Riparazione?

Un punto fondamentale è la necessità di supportare la coalizione per il diritto alla riparazione. Questa collaborazione può sembrare astratta a molti tecnici e riparatori, che spesso non hanno il tempo né le risorse per approfondire il funzionamento delle normative europee o partecipare ai forum dove vengono prese le decisioni. Tuttavia, è proprio qui che entra in gioco l'importanza della rappresentanza. Essere parte di una coalizione permette di far valere le proprie necessità e quelle del settore in sede europea, cercando di ottenere cambiamenti concreti che possano rendere la riparazione e il ricondizionamento un settore più redditizio e accessibile.

Strumenti per Partecipare alla Coalizione

Partecipare alla coalizione può essere semplice: per chi è interessato, è possibile iscriversi a una newsletter che informa sulle attività della coalizione e sulle possibilità di fare pressione sui decisori politici attraverso i social media. Chi ha tempo e risorse può anche diventare un membro ufficiale della coalizione, contribuendo a rafforzare il peso della rappresentanza del settore a Bruxelles.

L'Esempio di Altri Paesi: Verso un Futuro di Sostegno alla Riparazione

In alcuni paesi come la Francia, esistono già incentivi che facilitano il lavoro dei riparatori, come voucher statali che riducono i costi di riparazione per i clienti. Questo tipo di sostegno governativo non solo rende più accessibile la riparazione per il pubblico, ma incentiva i riparatori ad assumere personale e ampliare la propria attività, generando così nuovi posti di lavoro.

L'impegno per una Normativa sul Diritto alla Riparazione in Italia

Nel contesto italiano, la normativa sul diritto alla riparazione è un tema caldo e complesso. Ad oggi, l'iniziativa di supportare una legge a favore del diritto alla riparazione coinvolge associazioni, esperti del settore e rappresentanti politici. Organizzazioni come Rework, Rifiuti Zero Italia, Altroconsumo, Cittadinanza Attiva, e WWF Italia stanno collaborando a stretto contatto con vari enti, istituzioni e perfino singoli riparatori per sensibilizzare l'opinione pubblica e, allo stesso tempo, cercare di fare pressione a livello politico.

Attualmente, queste realtà sono impegnate in dialoghi continui con il parlamento italiano, la commissione ambiente e il Ministero dell'Ambiente. Partecipano a incontri pubblici, come quello programmato a Ecomondo, un'importante fiera sull'economia circolare e la sostenibilità. Tuttavia, i colloqui con i produttori sono spesso altalenanti: a volte risultano collaborativi, altre volte cercano di ostacolare le proposte, con atteggiamenti ambivalenti che rallentano il processo.

La Direttiva Europea e il Suo Impatto sul Contesto Italiano

A livello europeo, la direttiva sul diritto alla riparazione è già stata introdotta. Essa fornisce una base per la regolamentazione del settore, ma lascia ampia libertà agli Stati membri di decidere come applicarla. In alcuni paesi, la direttiva viene interpretata in modo dettagliato e rigoroso; in altri, invece, rischiano di ridursi a semplici dichiarazioni di principio. In Italia, c'è la preoccupazione che possa venire applicata con superficialità, magari limitandosi a campagne di comunicazione piuttosto che a vere e proprie misure concrete che possano tutelare i consumatori e incentivare la riparabilità dei prodotti.

La battaglia per una normativa efficace e inclusiva è ancora in corso, con varie organizzazioni impegnate in un tavolo di lavoro comune chiamato "Tavolo Riuso e Riparazione", una mailing list che permette loro di coordinarsi, confrontarsi e condividere strategie.

La Resistenza delle Grandi Aziende e le Pratiche Antiriparazione

Uno degli ostacoli principali alla diffusione della cultura della riparazione è rappresentato dalle pratiche cosiddette antiriparazione, messe in atto da alcune grandi aziende. Questi produttori spesso impongono delle limitazioni tramite l'uso di software che bloccano o limitano le possibilità di intervento da parte di tecnici indipendenti. Ad esempio, negli smartphone, quando si installa una batteria nuova, può apparire una notifica di errore che dissuade il consumatore dal proseguire con la riparazione.

Questa serializzazione, ovvero l'associazione tra un numero seriale unico e ogni componente, è una strategia che si estende a diverse categorie di prodotti, dai piccoli dispositivi elettronici ai grandi macchinari industriali, come motori di navi e trattori. Il tentativo di rendere queste pratiche illegali ha portato alcuni risultati, come il divieto previsto dalla direttiva europea, ma la presenza di alcune eccezioni rende difficile l'applicazione di queste misure: i produttori, infatti, possono giustificare queste pratiche in nome della sicurezza o della protezione della proprietà intellettuale.

Le Difficoltà di diffondere una Cultura della Riparazione in Italia

In Italia, la cultura della riparazione fatica a diffondersi, anche a causa della confusione creata dai produttori e delle difficoltà quotidiane che affrontano i negozi di riparazione. Ad esempio, la scarsa qualità di alcuni ricambi sul mercato e le limitazioni imposte dalle grandi aziende possono scoraggiare i consumatori, i quali tendono ad allontanarsi dal mercato del ricondizionato. Questa situazione penalizza i riparatori, soffocati dalla mancanza di risorse, e impedisce loro di informarsi adeguatamente sui diritti e sulle normative disponibili.

Uno degli esempi che mostra l'importanza di una regolamentazione chiara è il portale We Fix It, una sorta di “biblioteca” digitale per le riparazioni, che si occupa di recensire le varie soluzioni di riparazione disponibili e supportare i riparatori indipendenti nel mantenere gli standard di qualità elevata. Tuttavia, anche in questo ambito, la trasparenza è un problema: alcune case produttrici impongono addirittura ai propri riparatori autorizzati la firma di clausola di riservatezza, mantenendo i segreti di qualità che dovrebbero guidare le riparazioni, limitando ulteriormente la concorrenza.

Il Futuro della Normativa sul Diritto alla Riparazione in Italia

Nonostante le difficoltà, l'obiettivo rimane quello di ottenere un riconoscimento legislativo che supporti il ​​diritto alla riparazione in Italia. Il percorso non è semplice, ma la crescente collaborazione tra associazioni, enti e singoli riparatori, uniti al supporto dei consumatori, può apportare un cambiamento significativo.

Un Percorso per il “Diritto alla riparazione” in Italia

Negli ultimi mesi, la coalizione italiana per il "Diritto alla riparazione" ha compiuto passi significativi per promuovere il diritto alla riparazione a livello nazionale. La necessità di una legge coerente con le esigenze reali degli operatori e dei consumatori è sempre più evidente, considerando che una normativa attuale viene percepita come inefficace, simile a un'"acqua di rose". La coalizione, tramite la Commissione Ambiente del Parlamento, sta lavorando per colmare questo vuoto legislativo, con il supporto di associazioni ambientaliste, organizzazioni dei consumatori e altre realtà del settore.

A giugno si è tenuto un primo incontro a Milano, seguito da un evento pubblico a Roma con il coinvolgimento di Paul Connett, fondatore di Zero Waste e rinomato professore della New York University. Questo evento ha raccolto l'interesse di diversi parlamentari, sebbene non tutti siano rimasti fino alla fine per ascoltare le testimonianze. Tuttavia, l'attenzione del pubblico e l'interesse dei legislatori mostrano che il tema sta guadagnando terreno.

Il 5 novembre la coalizione terrà un ulteriore incontro durante Ecomondo, per discutere della possibile inclusione dei produttori nel processo e per affinare una bozza di legge nazionale in collaborazione con giuristi ambientali. Il gruppo informale di cui fanno parte Zero Waste Italy, We Fix It, Altroconsumo, Cittadinanza Attiva, WWF e Legambiente continuerà a promuovere il diritto alla riparazione e a consolidare una rete di cooperazione flessibile e dinamica.

Prospettive a Bruxelles e Obiettivi Europei

A livello europeo, c'è grande attesa per il cambio di squadra nella Commissione Europea, con la riconferma di Ursula von der Leyen e l'arrivo di nuovi membri. La coalizione spera di coinvolgere la nuova responsabile per l'economia circolare, Jessica Rusvall, al fine di spingere per una maggiore attenzione verso la prevenzione dei rifiuti, non limitandosi al riciclo ma promuovendo la riparazione e la rigenerazione dei prodotti, come ad esempio i display degli iPhone.

Un esempio concreto dell'impatto della rigenerazione riguarda i display dei telefoni: ogni display pesa circa 35 grammi e contiene materiali rari. Rigenerarlo significa evitare sprechi e ridurre i costi di produzione, mentre sostituirlo con pezzi di bassa qualità importati da Paesi senza regolamentazioni non solo è insostenibile, ma è anche uno spreco economico.

La coalizione propone quindi una politica europea sull'economia circolare che va oltre il riciclo, puntando su una regolamentazione più accessibile e vantaggiosa per i riparatori. L'accesso a manuali di riparazione ufficiali ea parti di ricambio originali, unito a corsi di formazione certificati, potrebbe fare una differenza significativa per l'ambiente e per la sostenibilità economica delle piccole attività di riparazione.

Conclusione: La Strada per un Futuro Sostenibile

In conclusione, il “Diritto alla riparazione” rappresenta un cambiamento di paradigma che può ridurre lo spreco di risorse e promuovere un'economia più sostenibile. Gli ospiti della puntata hanno condiviso una visione comune di un futuro in cui la riparazione diventi una pratica quotidiana e accessibile a tutti. Il cammino è ancora lungo, ma grazie all'impegno delle coalizioni e delle associazioni coinvolte, la strada verso un diritto alla riparazione più concreto e diffuso sembra sempre più vicina.

Vi invitiamo a seguire il podcast ei prossimi aggiornamenti sul diritto alla riparazione.

 

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